… “Credo che Sergio Bizzarri, dopo aver assaporato i trionfi e la mondanità del Festival dei Due Mondi nel periodo felice della sua “boutique” d’arte attiva per anni, abbia fatto la scelta giusta andando a lavorare in uno studio atto e solitario sui dossi verdi dell’Umbria spoletina. E’ in questo sito che immaginazione pittorica e necessità morale hanno trovato la fusione più pura fino a diventare grembo fertilissimo di immaginazioni aurorali assai pacifiche, amicali e erotiche che sono fiorite per tante stagioni con una naturalezza e una spontaneità pittoriche davvero stupefacenti: come se una conquistata calma dei sensi e dei pensieri si riversasse continuamente nelle immagini.
Prende forza e concretezza, e anche chiara riconoscibilità flusso informale e fa lampeggiare dal magma delle tragiche combustioni nere i filamenti di segni arborescenti che cercano di radicarsi: questo avviene in alcuni anni fitti di dipinti e disegni che muovono dal colore in fusione e in metamorfosi di “Eros” e “Pathos” alle macerate figure nere di sofferenza e all’albero che chissà come è arrivato a crescere e a stendere nello spazio aperto i rami al sole, che segnano i primi anni sessanta. …
… Spesso la delicatezza figurale dell’Immagine è tale che sembra alito su vetro o polvere di colore lasciata da un’ala di farfalla. Nel baluginare rossastro della luce a volte si introducono dei clowns musicanti o più semplicemente un fanciullo ignudo che scende una scalinata di Spoleto suonando un flauto. Queste apparizioni, pure così naturali, sono molto segnate e sembrano frammenti evocati da un “Imbarco per Citera”·di Watteau.
Oppure magiche scene di musica degli Dei strappate alle figurazioni di un vaso greco o etrusco: comunque una risonanza nell’antico di un bisogno tutto moderno di musicalità e di armonia tra uomo e natura, tra uomo e società. Vorrei segnalare in particolare quelle immagini recenti nelle quali la pittura ho una straordinaria accensione rossa, una fioritura rosseggiante del colore di ogni cosa e forma “…
Dario Micacchi