“Sergio Bizzarri nel 2014, a soli 84 anni, ritrova la smania di accarezzare le tele con creazioni al limite dell’astrattismo, screziate unghiate di colore, contorcimenti di materia che sprigiona umori sanguigni.
È forse un ritorno al viscerale astrattismo giovanile, quando Giancarlo Menotti ammirava le umili tele in bianco e nero di un giovane il quale tentava le vie aspre e incandescenti dell’arte del dipingere.
Perchè il Bizzarri degli anni cinquanta entrava nella favola di Spoleto Festival con opere al limite di un astrattismo perplesso, carico del mistero e della vitalità della natura, in un oscillare pensoso sul senso da dare a una propria arte ancora in nuce eppure già gagliarda e pertinace.
Allora al giovane Bizzarri sembrò importante fissare il caos, l’ancestrale mistero dei segni, delle presenze e delle assenze. Oggi, al Bizzarri uomo si è rivelata una presenza nuova, dietro e dentro le pieghe inconsulte di un sasso, prodotta dal divino potere della natura generata dal caos. È probabile dunque una ripartenza per un’avventura nuova?
Picasso al massimo del suo straordinario rifiuto del bello scrisse: “da bambino dipingevo come Michelangelo; ho impegnato una vita per imparare a dipingere come un bambino”; che sia la volta anche di Bizzarri? No, state tranquilli cultori del figurativo estenuante ed estenuato, Bizzarri ha un racconto tra i pennelli: un giorno vide una pietra che riposava tra i granelli dorati di una spiaggia, la raccolse, la accarezzò. Essa, come scrive con straordinaria intuizione visionaria M. E. lmpelmans, vibrò e cominciò a raccontare i misteri, le memorie e i messaggi del mare».
Mi piace concludere questa meravigliosa storia d’amore tra l’artista ed una pietra: Sergio porta a casa la pietra, ascolta la sua voce e quella di tante sue sorelle, tanto pallide però e fredde. Allora chiede al suo pennello di aiutarlo. Il suo pennello intinto nei colori del cuore accarezza anche lui la bella pietra di mare ed essa entra nel mondo sublime dell’arte.Da allora il sodalizio pittore – pietra ruba i giorni e i mesi del vecchio maestro; il pennello ruba alla pietra la voce, il delirio della fissità e le dona il pallido colore della pelle di donna.
Non ha più dubbi l’artista: da ora dipingerà la vita pulsante della sua pallida bella pietra di mare. E la leggenda continua.”Carla Ponti